Tesi – Degani – Scarpellini

Recupero e riuso delle carceri giudiziarie dismesse nell’antica casa Teatina di Sant’Agata

Autore

Luca Scarpellini, residente in provincia di Bergamo, ha frequentato il Collegio Vescovile Sant’Alessandro di Bergamo ottenendo il diploma di Maturità Scientifica nel 2010. Nello stesso hanno si iscrive al corso di Laurea Triennale in Architettura Ambientale, presso il Politecnico di Milano, conseguendo il Diploma di Laurea nel Luglio 2014, con una tesi di Restauro architettonico sulla Villa Mapelli Mozzi a Ponte San Pietro (Bg) avendo come relatori la Prof.ssa Arch. Lucia Aliverti e la Prof.ssa Arch. Barbara Scala, dell’Università degli Studi di Brescia. Ammesso nell’ Ottobre del 2014 al Corso di Laurea Specialistica in Architettura, sempre presso il Politecnico di Milano, consegue la Laurea Specialistica nel Luglio 2018, avendo come relatori il Prof. Arch. Gianfranco Pertot e la Prof.ssa Arch. Daniela Oreni, con una tesi di Restauro architettonico sull’ex complesso carcerario di Sant’Agata in Bergamo.

Andrea Giovanni Degani, residente in provincia di Bergamo, ha frequentato il Centro Salesiano Don Bosco di Treviglio (Bg) ottenendo il diploma di Geometra nell’anno 2003. Nello stesso anno si iscrive al corso di Laurea Triennale in Scienze dell’Architettura, presso il Politecnico di Milano, conseguendo il Diploma di Laurea nel Marzo 2008 con una tesi storica sul Palazzo Nuovo Visconti di Brignano Gera d’Adda (Bg) avendo come relatore la Prof.ssa Maria Grazia Sandri. Ammesso nel marzo 2013 al Corso di Laurea Specialistica in Architettura, sempre presso il Politecnico di Milano, consegue la Laurea Specialistica nel Luglio 2018, avendo come relatori il Prof. Arch. Gianfranco Pertot e la Prof.ssa Arch. Daniela Oreni, con una tesi di Restauro architettonico sull’ex complesso carcerario di Sant’Agata in Bergamo. Da Luglio 2009 è iscritto all’Ordine degli Architetti di Bergamo al n. 2615 oltreché Certificatore Energetico Lombardia e Tecnico Competente in Acustica Ambientale.

Abstract

Il complesso di Sant’Agata raccoglie in sé molte parole, emozioni e significati, sofferenza, isolamento, pena e nostalgia: le carceri giudiziarie.

Le origini di Sant’Agata, come edificio religioso, risalgono a prima dell’anno Mille, come testimoniano le fonti storiche.

Elevato a parrocchia, fu assegnato nel Seicento per volontà papale ai Chierici Regolari Teatini che vi stabilirono la loro casa, ampliando ed arricchendo l’edificio preesistente del quale però non sembra essere rimasta testimonianza evidente.

Durante le guerre napoleoniche, Sant’Agata subì il destino di molti edifici religiosi, la soppressione dell’ordine e la conseguente requisizione dell’edificio da parte della pubblica autorità e convertito ad altri usi, per lo più connessi ad attività militari e poi adibito alla funzione carceraria. Da allora, per più di cento cinquanta anni, ha svolto questa funzione fino al definitivo trasferimento e chiusura alla fine degli anni Settanta del Novecento.

Sant’Agata, nonostante la posizione centrale ma defilata rispetto al tessuto urbano della Città Alta, ha subito un progressivo isolamento, anche a causa di un lungo processo di acquisizione da parte dell’Amministrazione comunale, comportando un riuso parziale del complesso che, per le sue dimensioni, si presta a riflessioni ben più ampie e complesse.

A seguito dell’acquisizione, da parte del Comune di Bergamo nel 2012, è stato redatto un Programma Speciale d’intervento nel Dicembre 2016, che ha coinvolto l’Agenzia del Demanio, il Comune di Bergamo e il MiBACT, volto alla sua valorizzazione strategica e al suo sviluppo in ambito culturale.

Segue questa logica il progetto preliminare di ampliamento proposto dalla Cooperativa Città Alta per il ristorante Il Circolino, che occupa oggi il livello 4, nei locali che si affacciano su vicolo Sant’Agata.

In questo contesto s’inserisce la nostra tesi di Laurea che coinvolge la restante parte, la più  ampia, dell’ex complesso carcerario.

L’intenzione progettuale è il riuso di questi spazi, limitando gl’interventi sull’esistente, doverosi nei limiti degli adeguamenti impiantistici, prestazionali e della limitazione delle barriere architettoniche.

Le funzioni inserite cercano di essere coerenti con la politica di contrasto all’invecchiamento e alla diminuzione della popolazione residente nel borgo storico di Città Alta condotta dall’Amministrazione comunale.

Esse consistono nella creazione di uno spazio per il coworking, che possa rendere il quartiere attrattivo per quel che concerne l’aspetto lavorativo; un’ampia porzione dedicata agli studenti dell’Università degli Studi di Bergamo, che qui troverebbero un luogo di aggregazione diurno con servizi essenziali non sempre accessibili: cucina aperta, lavanderia, palestra e sala studio; spazi flessibili per le necessità dei residenti nel quartiere, andando ad aumentare la dotazione di servizi disponibili; una sede decentrata per gli Uffici Comunali essenziali che andrebbe a interessare il bacino di utenti residenti nel borgo storico di Città Alta e nella zona retrostante dei Colli di Bergamo, dato che la quasi totalità dei servizi e degli uffici municipali si trova nel centro cittadino e alcuni spazi espositivi.

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