Pubblicazioni – Viviana Troncatti

Fili d’oro e dipinti di seta. Velluti e ricami tra Gotico e Rinascimento

Autore

Viviana Troncatti, storica dell’arte, del tessuto e della moda, ha conseguito nel 2000 la laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Udine, con una tesi dal titolo: La moda attraverso i figurini del “Giornale delle Nuove Mode di Francia e d’Inghilterra (17861794)”.

Tra gli incarichi ricoperti si segnalano le collaborazioni con la Fondazione Antonio Ratti di Como e con Palazzo Bianco di Genova in qualità di assistente curatore delle collezioni tessili; con il Museo Castello del Buonconsiglio di Trento per la realizzazione della mostra Fili d’oro e dipinti di seta. Velluti e ricami tra Gotico e Rinascimento; con la Scuola di Design di moda SILV di Bergamo in qualità di docente; con i Musei Civici di Rapallo in qualità di conservatore.

Oltre ad aver curato il catalogo della mostra Dalla culla all’altare. Scene di vita femminile della Belle Époque (Genova, Palazzo Bianco, 2007) ed aver scritto il saggio qui presentato, ha partecipato alla redazione delle schede descrittive per il catalogo delle mostre Ottocento in salotto. Cultura, vita privata e affari tra Genova e Napoli (Genova, Galleria d’Arte Moderna, 2006) e Cachemire il segno in movimento (Como, Fondazione Ratti, 2016).

Abstract

Il contributo, contenuto nel catalogo della mostra Fili d’oro e dipinti di seta. Velluti e ricami tra Gotico e Rinascimento (Trento, 2019), presenta l’indagine condotta in provincia di Bergamo sui paramenti liturgici del XV – inizio XVI secolo, la quale ha permesso di individuarvi la presenza di ricami di ambito milanese e veneziano. Se i ricami di tipo veneziano risultano più diffusi nelle valli bergamasche, soprattutto la Valle Brembana, quelli conservati a Bergamo città sono riconducibili ad una manifattura milanese. Tale “distribuzione” rispecchia i contatti che intercorrevano tra le valli e Venezia, al cui governo si erano spontaneamente sottomesse nel 1427 (un anno prima rispetto a Bergamo).

Alla manifattura milanese, caratterizzata da architetture rese nei minimi particolari attraverso l’uso di abbondante oro filato e imbottiture che creano effetti plastici tridimensionali, sono riconducibili il piviale di San Vincenzo, la pianeta di Sant’Alessandro in Colonna, la pianeta detta di San Vincenzo e il piviale di Serina. Questi ultimi due lavori, insieme a tre figure ricamate sulla pianeta di Gromo, furono eseguite da Simone da Lampugnano e Stefano da Seregno.

Di ambito veneziano sono invece le tunicelle di Gandino, le tunicelle e la pianeta e di Serina, le pianete di Vedeseta, Sedrina, Somendenna e Borgo di Terzo, i piviali di Dossena, Casnigo, Vertova e Nese. In questi manufatti l’iconografia, che li accomuna ad altri lavori geograficamente lontani, è caratterizzata da riquadri ricamati con figure singole di Santi, in piedi o seduti, posti sotto edicole architettoniche con archi sovrastate da cupole.

Il contributo si è avvalso anche di una indagine attraverso fonti bibliografiche e archivistiche, tra cui quelle conservate in Archivio Storico Diocesano di Bergamo (Fondo del Capitolo della Cattedrale).

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